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Tratto dal saggio “Utopia e violenza”, di Karl Popper.

Fin dal 1947, nel saggio intitolato “Utopia e violenza”, il filosofo Karl Popper ci avvertiva che i programmi utopistici non poss...

Fin dal 1947, nel saggio intitolato “Utopia e violenza”, il filosofo Karl Popper ci avvertiva che i programmi utopistici non possono che provocare nuove crisi. Purtroppo è molto più facile, fa rilevare Popper, proporre mete ideali e astratte e trovare seguaci entusiasti che risolvere i problemi concreti. Ma, – ammonisce Popper, – “i nostri simili hanno diritto ad essere aiutati. Nessuna generazione deve essere sacrificata in nome delle generazioni future, in nome di un ideale di felicità che forse non si riuscirà mai a raggiungere. Ritengo, in breve, che il problema più urgente di una politica razionale sia la miseria umana e che la felicità non sia un problema altrettanto impellente. Il raggiungimento della felicità dovrebbe restare una questione privata“.

Tratto dal libro Change di PAUL WATZLAWICK JOHN H. WEAKLAND RICHARD FISCH del 1974, che a loro volta citano Karl Popper, Karl R., “Utopia and Violence”. In Conjectures and Refutations, New York and London, Basic Books, 1962, capitolo 18, p. 361. [Trad. it. Congetture e refutazioni, Bologna, Il Mulino, 1972]

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